Con questo post inauguro la sezione "Planet Two Stroke" dove inserirò moto che sono diventate delle vere e proprie leggende, ma anche special incredibili basate su di esse. Ovviamente tutto a due tempi. Le moto da corsa con questo tipo di propulsore costruite dalle Case che hanno già una "sezione" troveranno collocazione lì.
Per quanto concerne la produzione di serie, le case giapponesi hanno sempre proposto motociclette che per qualche caratteristica fondamentale, più o meno positiva, hanno lasciato dei ricordi indelebili in quei motociclisti che hanno avuto la fortuna di guidarle. Le Kawasaki KR e Mach, le Honda NS e NSR, le Yamaha RD e TZ, le Suzuki RG e RGV, sono delle vere e proprie icone e sono ancora portavoci di un motociclismo, e soprattutto di un'epoca, molto diversa da quella che si intende oggi. Le notevoli dosi di adrenalina che questi motori erano in grado di regalare mal si sposavano con norme antiquinamento diventate sempre più restrittive e pressanti intorno alla seconda metà degli anni '90.
Negli anni '70 e '80 il problema inquinamento non era all'ordine del giorno, e la nascita di queste proposte da un lato serviva ad incrementare l'immagine sportiva che le case giapponesi, tutte piuttosto giovani, dovevano solidificare, e dall'altro lato erano lo specchio di una guerra tecnologica che le case cominciavano ad intraprendere a suon di soluzioni inedite per ciclistiche, motori e linee. Tutte questa "battaglie", sia in pista che sui mercati di tutto il mondo, si sono poi "trasferite" totalmente sui motori a quattro tempi.
La possibilità di salvare il due tempi era concreta. La proposta più audace venne partorita dall' Aprilia, leader nella produzione di motori a due tempi da competizione che sperimentò con successo un sistema d'iniezione su propulsori di 50 cc (il sistema era denominato Ditech) che garantiva consumi contenuti ed anche un inquinamento modesto. Purtroppo, un pò per la crisi economica della casa veneta e un pò perchè questo sistema richiedeva un opportuno e fisiologico lavoro di sviluppo ed affinamento, non si proseguì con la sperimentazione su motori con più cilindrata e cilindri.
Yamaha RD 350 - Storia ed Evoluzione
La Yamaha ha una lunga esperienza sui motori senza valvole in testa. Esperienza derivata essenzialmente dalle competizioni, dove ha ottenuto moltissime vittorie e titoli iridati con piloti fortissimi. Tutta questa conoscenza accumulata con le corse verrà sempre riversata sui modelli per la produzione di serie.
La Yamaha RD 350 inizia la sua lunga carriera commerciale nel 1973. Questa moto di impostazione abbastanza classica è dotata di un bicilindrico parallelo a due tempi, raffreddato ad aria. Deriva essenzialmente dalla R5 già in produzione dal 1970 ma la sigla RD nasce effettivamente nel 1973. La RD 350, subisce due evoluzioni (con sigla finale A e B, sostanzialmente il cambio passa da cinque a sei rapporti) ed esce di scena nel 1976, anno in cui la Yamaha appronta una versione da 400cc. Per il mercato giapponese e americano la moto non viene denominata RD ma bensi RZ.
Yamaha RD 350 1973:


Il vantaggio di questa moto risiede nell'eccezionale rapporto peso/potenza. Pensate che con appena due cilindri, 139 kg di peso e circa 50 cv questa moto era in grado di impensierire motociclette molto più pesanti e potenti data la sua eccezionale agilità e tiro del motore. Inizia quindi il successo della RD, che fa gola a moltissimi diciottenni dell'epoca.
Inoltre l' "effetto immagine" che hanno piloti del calibro di Kenny Roberts, Barry Sheene (che corse con la casa dei tre diapason dal 1980 al 1982), Johnny Cecotto (campione del mondo nel 1975 in sella alla Yamaha 350) non fa altro che aumentare l'interesse per questa moto.
Yamaha RD 350 LC:




Forcellone "Monocross":

Yamaha RD/RZ 350 "YPVS":






Yamaha RZ 350 Kenny Roberts Replica 1984:






Yamaha RD 350 F:






SCOOP! Yamaha RD 350 2008
A volte ritornano...la Yamaha utilizzando la sua sconfinata tecnologia, ha reso possibile un utilizzo pulito del motore a due tempi! Con delle regole ben precise, in Giappone è partito un progetto sulla rinascita della RD 350 del terzo millennio che ha come punti principali una ciclistica svelta, un motore dall'eccezionale tiro ma rispettoso della severa normativa Euro 3 e un prezzo inferiore ai 6000 euro per venire incontro alle tasche di vecchi e nuovi appassionati. Per il design la Yamaha è andata sul sicuro affidandosi ad Oberdan Bezzi che per la prima stagione di commercializzazione l'ha proposta in ben quattro varianti cromatiche. Il blu, colore ufficiale Yamaha per il 2008, il mitico giallo-nero di Kenny Roberts, e altre due varianti bicolore. Che ne pensate? Pronti a firmare il contratto?
Francè
Francè




Foto: Yamaha-RD.it, RD-Club.it, Motorcycles Specs, e Motosketches
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